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Un’occhiata dietro le quinte di quattro giorni su e giù per le colline, tra cascate di sale, cantine sperdute tra la macchia mediterranea e brindisi al tramonto.
Words by Miriam | Photography by Patrizia & Miriam | Styling by Beatrice
9 Giugno 2023
Se dovessimo provare a spiegare lo strano fascino che avvolge Pomarance, sarebbe quasi impossibile trovare le parole. Sperduto tra le colline della Val di Cecina, si raggiunge per una di quelle strade che avrebbe ispirato i cantastorie medievali, con passaggi a livello quasi abbandonati, casolari lontani dalla civiltà e una natura immensa, sconfinata, selvaggia. Questi giorni sono stati come un ritorno a casa, ritrovarsi con gli amici e scoprire nuovi scorci che ci fanno ancora più innamorare di questo angolo di Toscana che – come san Tommaso – bisogna vedere per crederci.
Qui la nostra trasferta pomarancina tra birre esplosive, aria che sa di sale, pici cacio e pepe, vino e fiori, fiori di campo ovunque.
Quando arriviamo a Pomarance – è l’una del pomeriggio – non c’è nemmeno il tempo per scaldare una schiaccia al Ganesh. Dobbiamo preparare tutti i sacchettini di benvenuto per gli ospiti e dividerci per accoglierli nelle diverse strutture. Io e Patrizia aspettiamo i primi ai Reucci, un casolare affacciato sulla valle e sulle torri di raffreddamento della centrale geotermica che caratterizzano il paesaggio di una terra votata all’energia pulita. Qui c’è Gatto Rosso, una micia che avevamo conosciuto tre anni prima, visibilmente lievitata dall’ultima volta per una passione sfrenata verso i croccantini – e il cibo in generale. Qui si scatena il classico temporale estivo e così restiamo a guardare le colline con Gatto Rosso in braccio che si divide le nostre coccole per quasi due ore prima del nostro ritorno alla base per una doccia: praticamente è quasi ora dell’aperitivo. Il tempo vola quando le cose da fare sono vicine al miliardo.
Si può cominciare a raccontare questa giornata dalla fine? La risposta è sì, quando la conclusione è coronata dai pici cacio e pepe della Dispensa – una delle prime cose che ho assaggiato la prima volta che sono stata qui, non ce la faccio troppi ricordi. Il sapore avvolgente della salsa di pecorino e la luna piena e rotonda che veglia questa cena in puro stile toscano sono la giusta ricompensa alle ore intense passate a fotografare e registrare ogni singolo momento della pedalata di oggi. Da Maurizio Fondriest che apre le birre con le mani a Paolo Kessisoglu che si trova a suo agio sul Cerretemberg, passando per Paolo Bettini che urla Oli, oli, olii nella radiolina, questa avventura si preannuncia come il solito festoso delirio. Il pranzo è una degustazione di vini biodinamici a Caiarossa, una cantina progettata secondo le regole del Feng Shui, con grandi vetrate e pareti gialle per far sentire a loro agio i dipendenti. Il furgone che la Bea sta guidando invece è tutt’altro che Feng-Shui, qualcosa che mette ripetutamente alla prova la sua abilità di driver, senza mai scalfirla. Alla fine di tutto abbiamo un vincitore e non ci sia dubbio su chi sia. Anche questa volta, abbiamo dato tutto – e anche di più.
Mentre il sole del mezzogiorno cade a picco sulla fabbrica del sale più puro d’Italia, non possiamo fare a meno di notare come i granelli abbiano corroso praticamente tutto. Con quest’aria sembra di stare in spiaggia in una domenica di luglio e la cascata di sale nel padiglione progettato dal visionario architetto Nervi è la scenografia perfetta per delle foto incredibili. Dagli etruschi ai romani, fino al medioevo: qui si estrae il sale da tremila anni e ci si fa praticamente qualsiasi cosa, compresi i prodotti per skincare, la birra e il cioccolato, tra i più buoni che abbia assaggiato.
Il giorno della Green Fondo è sempre quello più intenso. Ma non per i chilometri, si intende, piuttosto per la quantità di cibo dei ristori – il primo con il lampredotto, giudicate voi – che si rivelano la vera sfida della giornata. Per noi, tra foto, quote e comunicato, l’obiettivo di oggi è sopravvivere. Ma tutto va secondo i piani – compreso il camera car con il baule pericolosamente incerto – e alla Leccia, tra l’aria di temporale e la focaccia con il pecorino, vediamo la luce. Passeranno ancora molte ore prima che il nostro lavoro possa considerarsi concluso ma Pomarance ci saluta con uno scroscio di pioggia – l’unico di questo weekend benedetto – a testimonianza che certi luoghi hanno la loro propria magia e a volte basta davvero poco per comprenderla.
Sei rimasto affascinato da Pomarance e dalla sua geotermia? Abbiamo in programma un altro evento per settembre al quale potrai partecipare anche con la tua azienda, personalizzandolo come voi tu.
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