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Nova Eroica Prosecco Hills col team Wega macchine per caffè

e la volta in cui ho conosciuto Paolo Bettini 



Words by Fabio | Photography by Fabio & Azura Studio | Styling by Beatrice

5 Maggio 2022 

Abbiamo appuntamento alle 8:30 di un sabato mattina di fine aprile, in un elegante albergo ai piedi del Montello.

Io, Alessandro e Paolo.

Io sono io, Alessandro è Alessandro Tegner, capo della baracca di AT Communication nonché manager della comunicazione alla Quick-Step Alpha Vinyl e Paolo è Paolo Bettini, “il grillo”, due volte campione del mondo, campione olimpico e solo Dio sa di quante altre cose.

Abbiamo appuntamento presto per una sgambata sul Montello, poi doccia, pranzo e via al villaggio della Nova Eroica Prosecco Hills, a Susegana, dove faremo foto e video con Paolo per Wega macchine per caffè.

Wega è una grossa azienda che produce centinaia di migliaia raffinate e professionali macchine per fare il caffè all’anno – che spediscono a bar e case di tutto il mondo –  e dall’anno scorso (2021) è sponsor di Eroica, motivo per cui ci troviamo qui.

Non guasta il fatto che Wega abbia sede a meno di un chilometro da Borgoluce, sede di partenza, arrivo, ed eventi vari, della Nova Eroica Prosecco Hills. 

 

Torniamo all’appuntamento delle 8:30.

Arriviamo, facciamo colazione e partiamo, prima seguendo una strada a traffico limitato che costeggia un bel canale, poi svoltiamo a destra e iniziamo a salire verso la cima di quella morena stretta e lunga che è, appunto, il Montello.

Come già detto è sabato, tipico giorno da ciclisti, e qui siamo in provincia di Treviso, tipica terra di ciclisti, così è un continuo incrociare cicloamatori solitari, gruppi, gruppetti e grupponi, e non è difficile capire perché quelli dell’Eroica abbiano deciso di organizzare da queste parti uno dei loro eventi. È come portare acqua agli assetati, cibo sublime a critici gastronomici o meglio ancora, considerata la zona, botti di vino raffinato a migliaia di sommelier.

Noi, intanto, continuiamo a salire.

In breve raggiungiamo la cima della dorsale e continuiamo tra dolci saliscendi mentre Alessandro ci racconta le bellezze locali: il monumento all’aviatore Francesco Baracca, schiantatosi lì durante la Battaglia del Solstizio nel giugno 1918, e dal quale Enzo Ferrari prese il simbolo del cavallino rampante che diventerà il marchio di fabbrica della Ferrari; l’imponente Sacrario Militare che ospita i resti di migliaia di soldati caduti nella sopracitata battaglia, convenientemente ubicato al numero 2 di Viale degli Eroi; le vigne coltivate tra piccole valli carsiche e doline che durante la pioggia si riempiono d’acqua garantendo la fertilità del suolo; le cantine sparse sui crinali, ognuna col suo spazio di degustazione e spaccio ci chiamano ad una sosta, o di sicuro sembrano farlo, come le sirene di Ulisse, ma noi resistiamo.

Non resistiamo affatto, invece, ad una pausa caffè a metà del tragitto.

Per chi non lo sapesse le pause caffè sono un rituale obbligato, quasi sacro in ogni giro in bicicletta, che si sia tra amici, amatori o professionisti.

È il momento in cui ci si rilassa, si commenta la strada e si scambiano opinioni, idee e confidenze. 

Sembra fatta apposta per godersi ancora di più la bici, che vien da pensare che il ciclismo e il caffè siano stati inventati nello stesso momento, come pedale e pedivella.



Ripartiamo, che ci aspettano per le foto e i video.

Per scendere imbocchiamo una stradina abbastanza pendente e piena di curve che attraversa ora bosco, ora prati, ora vigne. Subito le mie capacità tecniche mi fanno rimanere buon ultimo, ma da qui mi godo uno spettacolo che non avevo mai avuto l’occasione (e la fortuna) di vedere: Paolo Bettini, “il grillo”, due volte campione del mondo e campione olimpico,  che guida la bici in discesa.

Si sente dire che i bravi corridori “disegnano le curve”, le “pennellano”, l’avevo sempre sentito dire, ma non l’avevo capito.

Guardando Paolo scendere, invece, mi è parso chiaro dopo dieci secondi, si poteva apprezzare qualcosa di diverso e affascinante: non potenza, ma tecnica al suo stato più puro.

Come vedere palleggiare Maradona, o danzare Nureyev, o Leonardo disegnare nel suo studio (eccolo qui, finalmente, il “pennellare le curve”).

Alla fine della discesa Paolo ci ha pazientemente aspettati e tutti assieme siamo tornati alla base e ai nostri impegni.

Ma una cosa mi è rimasta e sempre mi rimarrà di questa mattina in cui ho conosciuto Paolo Bettini.

Pedalare con uno come lui è come bere un calice di vino (in questo caso Prosecco, naturalmente), o come direbbero quelli di Wega, è come bere un caffè con qualcuno che ne conosce i segreti e sa come raccontarli.



E fu sera e fu mattina, secondo giorno.

L’appuntamento di oggi è fissato alle 7:15 poco fuori Borgoluce, sede di partenza e arrivo della Nova Eroica Prosecco Hills.

Al parcheggio siamo gli stessi tre di ieri, io, Alessandro e Paolo, presto attorniati da centinaia di persone che diventeranno oltre un migliaio (1200 iscritti, secondo gli organizzatori; caso raro, anche secondo la questura).

Ultimo briefing con gli operatori foto e video che dovranno seguirci lungo il percorso, caffè di rito e poi ci incolonniamo in griglia di partenza.

Alle 8:00 precise lo speaker dà il via e partiamo, ma lentamente, senza nessuna fretta. 

Perché la Nova Eroica Prosecco Hills non è una gara, è il gusto di pedalare assieme dentro luoghi incantevoli, come in effetti lo sono le colline di Conegliano-Valdobbiadene, non a caso patrimonio Unesco.

A dir la verità ci sarebbero dei tratti cronometrati, tre, in base ai quali verrà stilata una classifica con relativi premi, ma a noi del Team Wega non interessano, perché facciamo il percorso corto, 50 chilometri di fatica (relativa) e ristori (due), il giusto mix perché tutti possano godersi appieno una giornata come questa.



Ah sì perché, ora è arrivato il momento di dirlo, c’è una squadra Wega. 

Siamo in sette, cinque dipendenti dell’azienda, io che faccio da accompagnatore/coordinatore e poi Paolo, la nostra guida, il nostro capitano, il nostro commissario tecnico in corsa.

Alessandro, invece, dopo il briefing se l’è squagliata, impegni familiari dice, ma sappiamo che un po’ ci invidia.

Comunque, nel frattempo siamo partiti.

Subito capiamo quale sarà la parte più impegnativa della mattinata: tenere la squadra il più possibile compatta. Difficoltà che si acuisce in salita perché ognuno di noi sette ha il proprio ritmo e quindi occorre controllarsi, aspettarsi, non lasciare indietro nessuno.

In questo Paolo si rivela un vero capitano che, contrariamente a quanto succede nel ciclismo agonistico, lavora per i compagni e non viceversa.

Guarda, chiede, consiglia, all’occorrenza spinge nei tratti più impegnativi, come per esempio la rampa che porta verso Collagù, principale asperità di giornata. 

Arrivati in cima c’è il primo ristoro, ci ritroviamo, facciamo due chiacchiere in mezzo alla folla e beviamo un bicchiere di prosecco. 

Una specie di pausa caffè, anche in assenza di caffè.

Quando ripartiamo siamo ormai a metà del percorso, e da lì in poi tocchiamo Pedeguarda, la magnifica Rolle (“una cartolina mandata dagli dei” come la definì il grande poeta locale Andrea Zanzotto), ci fermiamo al secondo ristoro organizzato al fiabesco Molinetto della croda, e via verso gli ultimi chilometri.

Ultimi strappetti brevi ma duri e si capisce ancora una volta perché l’Eroica abbia voluto far tappa quassù.

Ci raduniamo l’ultima volta in cima al castello di Collalto, prima del gran finale.

Abbiamo pedalato assieme tutta la mattina noi sette, ognuno con la propria cadenza unica e irripetibile com’è unica ogni voce e ogni respiro.

Siamo partiti insieme, ci siamo un po’ persi ma ogni volta cercati, attesi e poi sempre ritrovati.

Laggiù, a poche centinaia di metri dal castello di Collalto, vediamo lo striscione del traguardo e il villaggio che ci aspetta con altre foto e altre interviste, la birra cerimoniale e lo spiedo.

Prima di partire verso il gran finale ripenso a quello che mi ha detto Andrea, membro del team Wega, mentre salivamo su uno sterrato. 

Mi ha raccontato come per fare un buon caffè tutti i componenti che devono sposarsi alla perfezione: la pressione dell’acqua, la temperatura, la grana della polvere, la velocità di infusione e persino l’umidità dell’aria.

E allora penso mentre facciamo le ultime chiacchiere in quella che ha tutta l’aria di essere una pausa caffè, (pur in assenza di caffè) che anche nel ciclismo è lo stesso.

Che Paolo non avrebbe mai vinto quello che ha vinto senza i suoi compagni.

Che ogni volta usciamo in bicicletta con qualcuno quell’uscita è più ricca.

Che per essere qui ed ora tutti assieme abbiamo dovuto guardarci, ascoltarci, e unire i nostri ritmi e  respiri.

Ed è per questo che ci sembra tutto così bello.