Chi ben comincia…
Al campionato del Mondo sono arrivato in una condizione strepitosa. Avevo vinto una tappa alla Vuelta e conquistato dei bei piazzamenti, sapevo di andare forte e il percorso era adatto alle mie caratteristiche. La mia fortuna è stata quella di avere in squadra un favorito come Paolo Bettini perciò non avevo pressioni, il mio ruolo – come quello di tutti gli altri – era di aiutare il capitano. Sapevo dunque di poter affrontare la gara in tranquillità e di avere la condizione ideale per far bene.
Ballaaan!
Era una vita che preparavo quello scatto. Ho sognato tante volte di vincere il Campionato del Mondo proprio così, come l’ho vinto. Sapevo che mi avrebbero battuto in volata e quindi ho buttato il cuore oltre l’ostacolo. Mi sono fatto riportare sotto da quei corridori che stavano rientrando e da lì ho pensato: “Ok, è la mia occasione, devo dare il tutto e per tutto se voglio vincere”. Così sono partito con tutte le energie e il resto è storia. È stata una cavalcata trionfale fino all’arrivo poi eravamo a Varese, in Italia, perciò è stato qualcosa di indimenticabile. Entrare all’ippodromo e sentire il boato che mi ha accolto è stato da pelle d’oca.