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Per me la Milano-Sanremo era l’inizio della stagione delle grandi classiche, un po’ come l’inizio della Coppa del Mondo. L’avvicinamento era lungo, si partiva dagli allenamenti invernali. Ero un cacciatore di classiche perciò le gare di febbraio e di inizio marzo erano tutte in funzione del trovare la condizione ideale per andare a conquistare la Primavera. Le vigilie erano momenti veramente intensi, le abbiamo passate in tanti modi. Mi ricordo soprattutto i trasferimenti per spostarsi dall’Abruzzo – una volta finita la Tirreno-Adriatico – a Milano. Non si tornava a casa perchè volevamo la testa accesa su quella gara così importante, per tanto si condividevano quei due o tre giorni caricandosi a vicenda e scherzando, cercando di allentare tutte le tensioni.
In quei frangenti, una delle cose che facevo puntualmente era “ferrare il cavallo nuovo”- passatemi il termine. In quei giorni mi arrivavano sempre le nuove Sidi: mettevo le tacchette nuove, infilavo le scarpe e via per l’allenamento di prova. Era così, volevo tutto nuovo di zecca, dal casco fino alla punta dei piedi, per credere follemente in quella vittoria. Ho sfiorato la Milano-Sanremo tante volte, fino a quel giorno del 2003, quando ho finalmente centrato la mia vittoria, grazie al supporto del grande Luca Paolini.